domenica 22 ottobre ore 19 spazi per la musica
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Giovanna Milella, autrice tv e giornalista, conduce: Facciamo parlare i musicisti
Il tema è: quali spazi pubblici per i musicisti. Molti giovani diplomati al Conservatorio non trovano dove esibirsi in pubblico, come solisti o in piccoli gruppi. Pensiamo poi anche ai cantanti, d’opera o di altro genere, e ai danzatori. Bisogna trovare spazi pubblici disponibili e possibilmente gratuiti per esecuzioni estemporanee. Una struttura pubblica in una piazza, con una pedana o meglio in piccolo anfiteatro, già consentirebbe una possibilità, ma si può pensare di meglio.
Andrea Corbucci – flauto – interpreta brani di Bach, Debussy, Telemann
Flavio Colusso – musicista -
Roberto Cilona – musicista, vice presidente Agimus-
Roberto Fia – musicista, autore della sigla del Festival-
Giovanni Sinopoli – regista-
Marco Sinopoli – musicista-
Elena Gaiardoni - scrittrice e giornalista-
Roma ha in sé la luce di un astro, l'eternità della pietra, la mobile limpidezza dell'acqua. Luce, pietra, acqua: tre gemme che attirano a loro una particolare atmosfera fisica e metafisica. Una gradinata è come un salire di onde, che scorrono e ti danno un altro senso del cammino, un'altra dimensione di che cosa significhi essere terrestri. Per questo Roma è sacra, come sono sacre le sue piante che la trasformano in un terrestre giardino. Grazie a questa sua sacralità, auguro a Roma di diventare il centro d'incontro di tutte le fedi costruttive della terra in nome dell'unico sentimento in grado di offrire al mondo il senso del suo stesso esistere: la pace. Auguro a Roma di diventare ombelico e astro della pace nel mondo.
Una poesia per Roma
Le chiese, i pini marittimi
E le fontane e le discese
Delle scalinate, alveari
Di liquidi e pietra. E il miele
Assunto dai fiori, di un vento
Che riassume il mare,
Là, in alto, sopra le terrazze
Nidi d'ore la notte, di giorno nastri
Per le sfilate di storia delle donne,
Che ruota sulle orme degli imperatori,
Che appaiono e scompaiono tra le tende
E le celesti, grafiche colonne.
Sei terra di narrazione e di giochi,
Di leoni, gemiti di vittoria, lacrime d'esistenza
Roma: come coglierti nella tua interezza?
Tu che le piazze apri come territori
Emersi dal letto del tuo fiume arcuato.
Di ponte in ponte salta
La palla di fuoco degli Dei
Cantautori di bellezza e d'essenza.
Gabbiani, colombe, falchi pellegrini.
Saranno gli egizi oleandri a dipingerti
Di rosa, oppure i cieli svelati nel vespero
Che bruciano come la Fenice
Cercando le ceneri nel tuo ombelico, i destini
Tra il potere delle cose in parole
E la vanità delle lingue, nostre madri e estero.
Eppure così nel mondo fondata,
Tu sei del cielo,
Tu sei del cielo acuto
Di cupole create da pietrosi sensitivi
Lo sanno i tuoi gatti dagli occhi urbani.
Urbe: cielo astratto, assoluto, della felinita'.
Elena Gaiardoni